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Palazzo
Rivano
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Il palazzo fu residenza di una più note
famiglie carlofortine, attiva nel commercio di materiali
per le miniere e legname. Il piano terra, dove oggi è il
ristorante dell’Hotel Hieracon,
era adibito a negozio, mentre la parte retrostante, oggi
sala ricevimenti, era il magazzino.
Successivamente il palazzo fu sede del
Consolato di Danimarca e del
Belgio, quando a Carloforte si svolgevano
traffici commerciali, essendo salita a
secondo emporio
commerciale della Sardegna, dopo Cagliari.
La struttura muraria è in pietra
locale (trachite e basalto) e arriva allo
spessore di un metro. Il
soffitto preserva ancora i travi originali di pino, che
raggiungono una lunghezza di
dodici metri.

La veranda esterna del giardino, come le
lineari colonne interne del salone, sono realizzate in
ghisa piena, fuse sul posto unitamente a quelle preparate
per l’edificazione del Teatro Demuro, oggi Teatro
Cavallera.
All’interno del giardino si trova la
piccola
cappella privata dedicata a santa Teresa, da cui prende il
nome il rione, usata esclusivamente per le cerimonie
private e per la devozione della famiglia Rivano.
Il
palazzo presenta chiare influenze liberty, che ne fanno
un’autentica rarità nell’architettura isolana.
Sulla
facciata, tra i bassorilievi di motivi floreali, si
distinguono figure canine (bassotti), tra le passioni
dell’architetto olandese che progettò il palazzo alla fine
dell’Ottocento.
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