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Gente di caruggi -
Rinaldo
(Rinaldo Aste)![](../images/spacer.gif)
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I moderni
parrucchieri (per lui e/o per lei) impiegano tanto tempo a
girare attorno al/alla cliente, per lo shampoo, la mèche e
applicazioni di creme al latte o all’uovo. Perciò una seduta
decente dal parrucchiere, altrettanto decente, dev’essere
prenotata almeno per telefono.
Poco più di
mezzo secolo indietro, il barbiere vi serviva in tempo reale,
subito dopo aver finito di spazzolare il cliente che aveva
sotto le forbici. E gli rimaneva del tempo libero che, in
genere, dedicava all’arte musicale.
In ogni
barberia sono nati complessini a plettro e ad archi, che
allietavano le serate invernali e le feste popolari. Così il
barbiere diventava anche operatore artistico.
Tale fu
Rinaldo Aste, conosciuto semplicemente come
U Rinaldo,
barbiere di professione, musicista per passione. Tra una barba
e un taglio all’umberta, trovava il tempo per insegnare
a suonare il violino, il mandolino, la chitarra e il pianoforte.![](../ph_small/RR356s.jpg)
Appassionava
un gruppetto di giovani (ai quali, forse, regalava una
sfumatura un pò più elegante) e li coinvolgeva in
un’orchestrina per il commento musicale dei films. Così,
mentre sullo schermo muto, gli indiani inseguivano i pionieri
del Far West urlando a squarciagola, U Rinaldo al piano
dirigeva musiche romantiche, suonate da violino 1 e 2;
violoncello, basso, flauto e tromba; e quando
u zonu
baciava follemente la partner, i musicanti si sbizzarrivano in
una mazurka.
Il bello
della diretta era proprio questo mixage a piacere. E la gente
si divertiva, con poca spesa (modo economico per trascorrere
il tempo libero).
A Rinaldo si
deve pure la raccolta delle musiche del ballo tabarkino,
tramandato fino a noi. A Carloforte il ballo popolare è sempre
stato un momento di socializzazione. Ogni occasione era buona
per una serata in
sala da ballo, così si chiamava un
magazzino preso in affitto. Il poco spazio era suddiviso: il
centro ai ballerini, tutti a coppie; in un angolo U Rinaldo
dirigeva l’orchestrina. Che si faceva
pansè di ballo
tabarkino, ripetuto all’infinito nei diverso motivi per i
gruppi che si susseguivano.
Infatti, chi non trovava posto nel primo turno, aspettava il
secondo; e cos’ via. Perché l’orchestrina era stata affittata
e suonava per ogni gruppo, fino a notte fonda.
Poi la sala
da ballo fu ribattezzata
festa da ballo, che richiedeva
un ambiente più spazioso e, soprattutto,
ciü assestau.
I balli si trasferirono in teatro. Nacque così la tradizione
danzante alla Mutua e, particolarmente, al Cavallera.
Ma in quale
conservatorio il bravo barbiere musicista aveva conseguito il
diploma per suonare quattro strumenti e disporre di
arrangiamenti musicali per altri sette? In corso Repubblica
(attuale corso Tagliafico) angolo con la piazza, nella bottega
artigiana di barbiere. U Rinaldo musicista era semplicemente
autodidatta. E ciò lo rendeva ancor più ammirevole; perché
dimostrava una discreta conoscenza delle prime nozioni di
armonia. Ancora oggi, in diverse occasioni si esegue la marcia
Italia. Forse pochissimi sanno che l’autore è U
Rinaldo. È proprio vero: santi si diventa, artisti si nasce.
La sua arte
musicale ha risuonato anche nelle funzioni religiose; dal 1912
fu organista ufficiale della Parrocchia. Allora usava
celebrare le messe cantate anche nei giorni feriali,
specialmente per le ricorrenze funerarie). L’organo a canne
(purtroppo non esiste più) funzionava solo col mantice a mano.
Incaricato di dare aria alle canne era Luigi du Peglian
di età avanzata, sofferente di ernia inguinale e non vedente.
Aveva tutte le ragioni di azionare il mantice con una certa
lentezza, che però diminuiva il suono.
L’organista lo esortava, sottovoce:
Tia! E Luigi accelerava. Dopo un
pò:
Tia! Di nuovo. E nuova accelerazione. Poi, ancora
Tia! Luigi scocciato:
Tiu ‘na merda! Chissà
perchè queste due sillabe si usino come valida panacea in
situazioni fastidiose; comunque pare che funzioni!
Nel ruolo di
organista, U Rinaldo sostituì l’anziano Battistino Garau fino
al 1949. Ma già dal 1934 il suo intervento si ridusse alle
messe nei giorni feriali; nelle altre funzioni, soprattutto
nelle feste comandate, gli successe l’erede, nella famiglia e
nell’arte: il figlio Angelo, appena dodicenne.
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