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Gente di caruggi  -  Don Pagani

(Gabriele Pagani)

 

 

 

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Di lui tutti sanno qualcosa. Quelli che l’hanno conosciuto sono orgogliosi di essere stati presi da lui per un orecchio. Quelli che non l’hanno conosciuto sanno che la fotografia di quel prete sulla credenza di casa è di don Pagani.

 

Anche se è vissuto a Carloforte solo per diciassette anni, il grande parroco ha conosciuto a fondo l’animo della comunità e ne ha favorito lo sviluppo religioso e sociale. La sua molteplice attività è stata descritta in molte pubblicazioni, soprattutto in Don Gabriele Pagani, una vita per il popolo, di Giuseppe Vallebona.

 

Qui desideriamo ricordare alcuni frutti del suo lavoro, di cui Carloforte può andare fiera. Primo fra tutti, la scuola. Da buon giornalista, sapeva che la cultura è un’arma di difesa, soprattutto per gli umili, che non hanno altra ricchezza.

In questo don Gabriele ha preceduto don Milani, anche senza salire agli onori della cronaca nazionale. Il suo Ginnasio Manzoni ha dato cultura a tutta una generazione di insegnanti.

Se la famiglia non poteva versare la pur modesta quota mensile, don Pagani accettava ugualmente il ragazzo a scuola, e forniva anche i libri. A qualcuno ha fornito anche vitto e alloggio, per alleggerire le fatiche del padre (che, diversamente avrebbe portato il figlio con sé a pescare).

 

È noto l’interessamento del dinamico parroco a favore dei lavoratori. Aveva legami e corrispondenza con personalità politiche, eccetto quelle fasciste che, per non fucilarlo, lo esiliarono in Sardegna (e fortunati noi che l’abbiamo ospitato).

Scriveva lettere in continuazione per esporre i problemi di Carloforte. E, quando era necessaria la sua presenza, non esitava a prendere il primo aereo, (spesso un trabiccolo di idrovolante) e raggiungere Roma.

Oratore forbito, le sue prediche erano un capolavoro di dottrina e di composizione letteraria. Non improvvisava: preparava almeno lo schema (sono stati trovati foglietti manoscritti delle prediche di don Pagani).

Non parliamo poi della messa dei fanciulli, da lui animata con tanto amore e spirito profetico: aveva tradotto in italiano le preghiere del messale latino, anticipando la riforma del Concilio Vaticano II. Quella messa è rimasto un fiore all’occhiello per 70 anni a Carloforte.

 

Insegnava ai giovani sacerdoti a predicare in modo chiaro, per farsi capire dai fedeli. Il sabato sera, nella chiesa vuota, mandava il viceparroco sul pulpito e ascoltava la predica che avrebbe fatto il giorno dopo. E gli suggeriva che cosa e come doveva correggere.

Lui, Don Pagani, era chiaro e sincero. Sempre. Con tutti.

La sua dinamicità gli imponeva di sfruttare il tempo al massimo, senza perdersi in chiacchiere. Nell’ufficio aveva un cartello, con la scritta: le visite brevi sono le più gradite; se non vi dico di andarvene, andatevene lo stesso.

E questo episodio illustra eloquentemente la sua personalità.

Di ritorno da uno dei suoi viaggi pastorali, sbarcando dal “Gallura”, passa poco lontano da due giovani ufficiali di complemento che, alla vista del prete, si toccano... per scaramanzia. Don Pagani nota il gesto. Si avvicina ai due e dice: “Quando lor signori desiderano fare scongiuri, non c’è bisogno di toccarsi sotto; toccatevi pure in testa; tanto, siete tutto un c... da capo a piedi.”

 

Questo era don Gabriele Pagani: un prete tutto d’un pezzo, che aveva conosciuto sofferenze e affrontato perfino un processo, per difendere la verità.

Quando giunse a Carloforte, nel lontano dicembre 1923, scrisse il suo programma:

“Spendere la mia vita per il vero bene di Carloforte (...). Ho lasciato oltre il mare che circonda l’isola, l’uomo politico, il giornalista, il polemista, per dedicarmi esclusivamente alla cura delle vostre anime e vivere cuore a cuore con voi, miei parrocchiani, sentire i vostri palpiti (...).”

E fu subito un autentico personaggio di caruggi.

 

 

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Testi estratti da "GENTE DI CARRUGGI" e da "GENTE DI CARUGGI 2" entrambi di Daniele Agus

Alcune immagini sono prelevate da "CARLOFORTE, ISOLA DI SAN PIETRO" di Antonio Torchia

 

 

 

 

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