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Gente di caruggi  -  Euro

(Moneta unica)

 

 

 

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L’introduzione della nuova moneta unica è diventata proprio la febbre dell’euro. I primi sintomi sono apparsi nel 2000; ma con grande confusione sul calcolo dell’era volgare: il 2000 è l’inizio del terzo millennio o la fine del secondo?

 

C’è chi dice che l’anno zero, come anno della nascita di Cristo, non si può contare, perchè lo zero non ha valore (infatti, azzerare significa eliminare ogni numero). Risposta: e tu prova ad aggiungere uno o più zeri ad una cifra e vedrai se cambia il valore. Risposta alla risposta: e tu prova a mettere solo tanti zeri in fila e vedrai se hanno valore. Altri dubbi: ma il metro comincia da zero o da un millimetro? E l’auto parte da velocità zero (da ferma) o da velocità avanti adagio? (come il traghetto). È un ginepraio infinito. Peggio del chi è nato prima, l’uovo o la gallina?

 

Finché arriva il 2001. Oh, finalmente siamo di sicuro nel terzo millennio. E adesso prepariamoci a ragionare in euro.

  -  Quanto vale un euro?

  -  Dipende dalla lingua che parli: in italiano vale 1936 lire più 27 cent. In francese vale 6 franchi più 957 cent. In spagnolo vale 166 pesetas e 386    cent. E così via.

  -  Ma se il valore è diverso in ogni nazione, è tutto come prima?

  -  Nooo! Adesso ritornano i citi.

  -  E che cosa sono?

  -  Sono i centesimi che usavano i nostri nonni. Ogni centesimo vale 19 lire. E ci vuole il portamonete...

Discorsi del genere si rincorrevano per mesi all’avvicinarsi dello spiritello dell’euro che aleggiava in ti caruggi.

 

In autunno, nelle case, si prova a fare mentalmente il calcolo lira-euro. Una giovane signora acquista un cappotto in offerta prenatalizia. E lo paga tot lire. Quando lo comunica alla mamma, questa commenta

  -  Nu tu u l’è asperta: se ti l’accatovi in te l’annu nêu, cun l’euro ti spendaivi a maité

  -  O mamma, adéscite: in euro ti pôghi de menu, ma u prexu u l’è paigiu

  -  Gnampu, nu ŝtamm’ aŝcadome u servellu!... Quande saiò u mumentu...

 

Gennaio 2002. Ecco il momento: si percepisce la prima pensione tutta eurizzata.

Due coniugi si recano all’ufficio postale. Battezziamoli Giacumin e Neninn-a. Riscuotono una bella manciata di euro freschi di zecca: banconote in technicolor che sembrano inamidate; e monete lucidissime che brillano in mano. Vanno dritti in casa e depongono i soli insci-a comuda. Giacumin va a comprare i pesci; al ritorno desidera prendere in mano gli euro e contarli de gaibu. Neninn-a va, un momento, a trovare la vicina.

Giacumin ritorna con gli occhi che brillano al solo pensiero di toccare gli euro. Chiama la moglie:

  -  Neninn-a, unde t’è missu i euro?

  -  Mi?... Ni i ò tucchè!!!

Giacumin intuisce: qualcuno li ha rubati. Si porta le mani alla testa, disperato, ed esclama.

Peccau i me’ euro!! Ai ò sulu visti na votta e nu i ò mancu tucchè!!!"

Il fatto è storico. Giacumin e Neninn-a non dimenticheranno facilmente la comparsa della nuova moneta e la scomparsa della prima pensione in euro.

 

 

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Testi estratti da "GENTE DI CARRUGGI" e da "GENTE DI CARUGGI 2" entrambi di Daniele Agus

Alcune immagini sono prelevate da "CARLOFORTE, ISOLA DI SAN PIETRO" di Antonio Torchia

 

 

 

 

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