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Gente di caruggi  -  Pietro du Gigin

(Pietro Strina)

 

 

 

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Al bar Cipollina, il caffè poteva anche non essere della marca migliore; ma lo gustavi meglio, semplicemente perché Pietro te lo serviva de gaibu.

Non di rado ne prendevi uno, ma ne pagavi due (al contrario che al Conad). Quello che pagavi in più lo beveva lui. E il conto tornava. Oppure, presentando la tazzina, chiedeva:

  -  Quanto zucchero?

  -  Uno, grazie.

Pietro versava lo zucchero; e insieme, intingeva il dito nella tazzina; poi lo succhiava, assicurando: Si, va bene. Bevi tranquillo.

 

I due brevi episodi rivelano il carattere simpatico di Pietro du Gigin. Costui, Luigi Cipollina, era il vecchio proprietario del bar omonimo; che, fino agli anni ’60, era già aperto alle 5.45, per servire il caffè ai passeggeri della prima corsa del “Gallura”, il vecchio vaporetto sul quale il servizio bar non era nemmeno pensabile.

 

Pietro è subentrato nel 1958, quando le gambe di Giovannina e Gigino si sono stancate di stare da mes’au bancu (dopo tanti anni di attività, ne avevano ben ragione).

 

La cordiale spontaneità consentiva a Pietro di farsi perdonare i giochetti birboni, ma geniali, che tirava agli amici o ai turisti.

Popò, notissimo fotografo nostrano, una domenica verso mezzogiorno, chiede gentilmente a Pietro se gli presta due uova: i negozi sono chiusi e la moglie ha messo a cuocere le patate. Pietro va in pasticceria (nel retrobar) e ritorna con un pacchetto:

  -  Tauchì, Beppin.

Popò ringrazia e va a casa a cuocere le uova. Dopo un pò, l’acqua bollente del tegamino diventa cacao sciolto, in cui galleggiano strani oggettini: le sorprese delle piccole uova di Pasqua, che Popò aveva ricevuto da Pietro.

 

Le pulizie del bar le faceva una signora, prima dell’apertura. Un mattino, la signora arriva leggermente in ritardo; e si giustifica: è stata male durante la notte, per indisposizione intestinale. Pietro si dice dispiaciuto. E, gentilmente, consiglia una medicina semplice, suggerendo di usarla subito. Quella ubbidisce e inizia il lavoro.

Dopo pochi minuti, molla il secchio e scappa in bagno. Riappare tutta agitata e dice:

  -  Ma cussu ti m’è dêtu?... Me puaiva d’esse ‘na seppia!

Sì, avete capito bene: Pietro le aveva dato una supposta di recanissiu.

 

Egli combinava questi scherzi con la massima naturalezza.

Un giorno il parroco entra nel bar con un amico che lui non conosceva. Pietro serve il caffè. Poi, serio serio, dice all’amico:

  -  Senta, lei si paghi il suo caffè; e lasci perdere questo qui, che è sensa ‘n francu.

 

Oppure un turista si lamenta perchè il caffè è troppo lungo.

  -  Non si preoccupi – dice Pietro, che afferra la tazzina e ne beve metà. E dice: Adesso è più corto.

Il turista, prima allibisce; poi si fa una risata. E Pietro si fa un amico.

 

A raccontare tutti gli aneddoti di Pietro du Gigin si farebbe notte.

Un pomeriggio incontra Caterina e amiche, tutte vestite a festa, che emanano profumo da tutte le parti, con in mano un pacco in confezione regalo.

  -  Ué, dund’annè?

  -  Taulì, sta saia semu de dumanda... Anemu a purtò u regalu.

  -  S’ai piasciai, ve ghe portu mi.

  -  Oscì ben!... Te ghe mande u Segnun.

Pietro prende la macchina e offre il passaggio alle amiche. Giunto in Piazza Pegli, invece di dirigersi verso il centro, prosegue in direzione Giunco. Le amiche protestano. L’autista accelera imperterrito e giunge nella sua campagna. E dice a Mariangela (moglie):

  -  Taichì e tò amighe! M’han missu a perde che uaivan vegnì a veddite.

  -  Nu l’au vea!... Nuiotri annaimu a ‘na dumanda!...

  -  E allua annè!

  -  Perchè nu ti ne porti?

  -  Mi? Ma vuiotri sai ‘mbrieghe!... Mi ho da travaggiò!

 

Morale della favola: le amiche si son fatte la strada a piedi dal Giunco in paese; il profumo si è confuso col sudore; i piedi gonfi cumme a te coêxu! La domanda è saltata. E, per qualche tempo, è saltato anche il saluto a Pietro. Ma poi, tutto come prima e più di prima.

 

 

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Testi estratti da "GENTE DI CARRUGGI" e da "GENTE DI CARUGGI 2" entrambi di Daniele Agus

Alcune immagini sono prelevate da "CARLOFORTE, ISOLA DI SAN PIETRO" di Antonio Torchia

 

 

 

 

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