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Il primo nucleo del centro abitato

 

  

Dopo la rapida costruzione del Castello con relative le fortificazioni, nel 1740 i lavori subirono un rallentamento a causa del rifiuto dei coloni di offrire le loro prestazioni come previsto dai Capi di Infeudazione.

Diversi fattori avevano spinto i Carlofortini ad assumere tale atteggiamento: la sensazione di essere ormai al sicuro in una terra ospitale, il desiderio di sfruttare quel mare che stava lì sicuro e pescoso, le terre da dissodare e seminare; tutti questi elementi contribuirono certamente al rallentamento della costruzione della Cittadella a favore di opere che ogni singolo colono faceva per suo immediato tornaconto.

 

Ma non ultimo deve aver contribuito l’ostilità dei coloni sulla scelta del sito: per essi il mare era un atavico richiamo non solo per la pesca, ma soprattutto per il commercio, per cui desideravano costruire le proprie case vicino al litorale. Lo stesso ing. De La Vallée, dopo i primi dissensi circa l’ubicazione del paese, mostrò di capire l’esigenza dei coloni e con ottimo intuito comprese quale potesse essere il futuro di quel nuovo popolo.

Così, dopo avere costruito le prime case di legno, poi andate distrutte nell’incendio del gennaio 1739, all’interno del recinto dei Bastioni, i Carlofortini, grazie alla loro caparbietà, ottennero di poter fabbricare sulla marina. Siamo nel giugno 1741.

 

L’assegnazione del sito avvenne per sorteggio. Chi non possedeva già un alloggio al Castello o un abitato alla marina partecipava all’estrazione fatta da un bambino di età inferiore ai sette anni. Le case, la cui costruzione era pagata dal Duca, dovevano essere tutte ad un solo piano; chi avesse voluto costruire il piano superiore lo doveva pagare per suo conto.

 

Nacque così una città, con una rete stradale a maglie rettangolari secondo uno schema pressoché simile a quello attuale; infatti comparando la carta topografica successiva al 1741 con quella attuale, è facilmente individuabile il primo nucleo dell’abitato in prossimità della marina.

Le strade sono prive di nome e vengono indicate con delle perifrasi; anche i vari isolati, indicati con i nomi dei loro proprietari, hanno in alcuni casi mantenuto fino ad oggi il nome come la “Casa Rombi”, nota come il Palazzo Vecchio o di “Zorzu Rumbi”.

 

Le strade principali, che dal mare vanno verso l’interno, a partire dal nord, sono indicate come nel disegno “pianta della villa di Carloforte”:

1 – Strada che porta dal mare e va a sfogare con quella che porta al Castello (attuale via Porcile).

2 – Strada che principia dalla Marina e va a sfogare nella Cassebba (attuale via Garibaldi); questa

fu una delle arterie principali dell’abitato e tra le prime ad essere selciata.

3 – Strada principale (l’ex corso Repubblica e l’attuale corso Tagliafico).

4 – Caruggetto (vico Carlo Emanuele III, un piccolo e caratteristico budello).

5 – Strada del Canale, che principia dal mare e va a terminare a Porta Cassebba (l’attuale via XX Settembre).

6 – Strada che parte dal mare dalla casa Rombi e va a terminare alla Porta Cassebba (l’attuale via

Gramsci).

7 – Strada che parte dal mare e va a terminare alla Cassebba, come le altre (l’attuale via Napoli).

 

Le vie tracciate mancavano di selciato, prive di scoli e di adeguata pendenza. In inverno dovevano trasformarsi in pozze di fango, durante l’estate invece, l’acqua che vi si gettava, nella quale era stato messo a macerare lo sparto, provocava ogni genere di cattivi odori, ed era causa di frequenti epidemie. Nel 1832 furono inviati dei “servi di pena”, per essere impiegati nei lavori stradali, e presumibilmente tra il 1847/48 buona parte delle vie pubbliche dovevano essere selciate.

 

 

 

 

 

Prima immagine estratta da "CARLOFORTE e l'isola di San Pietro" di Luigi Pellerano

Testi e rimanenti immagini estratte da "CARLOFORTE - La città e la storia" di Giuseppe Aste e Rosa Cambiaggio

 

 

 

 

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