> Tonno > La pratica della pesca del tonno
|
|
Le Tonnare fisse
|
|
La
dislocazione delle tonnare deriva
dall’osservazione delle abitudini del tonno che entra dallo
Stretto di Gibilterra, in primavera, sfruttando le correnti
di superficie più fredde per riprodursi in mari più caldi e
meno profondi, e che farà lo stesso cammino in senso
inverso in autunno, sfruttando in questo caso le più calde
correnti di profondità.
Il suo nuotare lo porta in vista
della costa, che segue guardandola con il suo occhio
sinistro, come se ci vedesse da un lato solo, senza mai
abbandonarla, seguendo rigorosamente il percorso Ovest-Est.
Sono molte le leggende sul come si è
arrivati a costruire quel labirinto di reti per catturare
il tonno. Una, molto suggestiva, racconta che l’idea venne
ad un pastorello sardo che, dalla montagna su cui pascolava
le pecore, vedeva i tonni navigare in mare e pensava come
sarebbe stato possibile catturarli. Vide un
ragno che
tesseva la sua rete e da lì nacque la grande idea.
Il tonno, nella sua corsa,
non vede gli
ostacoli posti di fronte a lui per cui è facile sbarrargli
il passo con una rete posta trasversalmente al suo cammino;
il tonno, appena la incontra, viene ingannato e, credendola
parte della costa, la segue, entrando così nella camera
grande della tonnara, la percorre tutta fino a ritornare al
suo ingresso ma, non trovando un percorso alla sua
sinistra, non può che entrare nelle altre camere e, infine,
nella camera della morte, da dove non ha più via d’uscita e
dove il suo destino è segnato.
Nelle tonnare che praticano
la mattanza, come quella di Carloforte, la camera della
morte, quando il Rais decide che è giunto il momento, viene
sollevata fino alla superficie e i pesci vengono caricati a
bordo delle barche uno per uno tra canti antichi e grida di
incitamento.
Oramai i tonni sono sempre più rari lungo
le nostre coste; si dice per l’inquinamento delle acque, ma
anche per il fatto che esistono flotte di
grossi
pescherecci oceanici, di varie nazionalità, forniti di
sofisticati mezzi di avvistamento che aspettano il tonno al
varco prima che lasci l’Atlantico e che, quando avvistano i
banchi di pesce, anche con l’ausilio di elicotteri, calano
in mare delle grosse camere della morte mobili che
catturano questo nobile navigatore in gran quantità,
impedendogli di percorrere la sua rotta e interrompendo il
suo ciclo vitale.
Oggi in Sardegna rimangono solo due tonnare fisse: quella
di Carloforte (che
intercetta solo tra il 5% e il 7% dei tonni in migrazione) e quella di
Portoscuso (presso Capo Altano, a
nord dell’isolotto di Meli); in Sicilia quelle di
Bonagia e
di Favignana. Tentativi di rimettere in funzione antiche
tonnare in Sicilia, quella dell’isola di Formica, e in
Sardegna, quelle di Stintino e Calasetta, sono state
abbandonate dopo poco tempo perché poco remunerative.
|
|